Giochi da tavolo, GdR, Mondi Fantastici
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Un'altra storia...

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Lex il Cacciatore

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Messaggio(#) Titolo: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeGio Nov 03, 2016 7:01 pm

Dieci anni fa ero soltanto un ragazzo che usciva da una relazione complicata, che si attaccava con le unghie ed i denti alla musica e che si sentiva davvero importante solo grazie ad i suoi amici/amiche che lo facevano sentire unico.
Mi imbarcai quasi per caso nell'ambizioso quanto assurdo progetto di scrivere un racconto, dove avrei poi riversato buona parte delle mie paure, delle mie speranze e quasi tutti i mie sogni; qualche anno prima avevo scritto per una mia amica un "bozzetto teatrale" che le era stato affidato come compito alle superiori... visto il successo nel giudizio finale del prof e viste le reazioni dei compagni di scuola (il prof pretese che lei lo leggesse davanti alla classe), mi convinsi e mi convinsero che la storia poteva essere raccontata meglio.
Io la ripresi da dove l'avevo lasciata ed ora, dopo molti anni, me la ritrovo tra le dita per presentarla a voi un capitolo a settimana e, visto che non ci conosciamo di persona e che non siete miei amici nel senso tradizionale del termine, un po di timore sta già venendo a galla... perdonate le follie di un giovane non-scrittore e del suo libro con la "l" minuscola ed immergetevi nel mio piccolo mondo.

Rock'n'Roll!




L’amicizia è come una buona vecchia canzone!
Ne conosci ogni singola nota, ogni singola parola: a volte pensi d’averla dimenticata, ma quando la riascolti, è sempre una nuova grande emozione....


.... E nient’altro importa.

Lex




Prefazione



Ci sono cose che vanno ricordate; altre, che forse è meglio dimenticare in fretta....
Ci sono persone alle quali vuoi un bene immenso e fuochi di paglia che sembrano ardenti incendi.
Pesanti scuse e mille e più bugie, ricordi e segreti più segreti che mai....

E adesso eccomi qua, con tutto quello che ho da dire:

I sogni, le speranze, le delusioni, tutto fa parte del mio essere, del mio carattere, di ciò che sono o di ciò che avrei voluto diventare.
Sensazioni, emozioni.... molti soli e molte lune hanno modificato tutto ciò che, soltanto qualche anno fa, sembrava granitico!
Modi d’essere o semplicemente di apparire, persone che ho accanto, quelli che vivono le loro storie, me compreso, siamo tutti così cambiati: alcuni nel profondo, altri solo superficialmente, ma le strade percorse ci hanno portato a fare delle scelte che ci hanno fatto crescere, allontanare ed avvicinare di nuovo....


E poi, i miei personaggi m’hanno richiamato a gran voce ed io, ho bisogno di sapere come andrà a finire....


Atto Primo



Capitolo 1°: Due anni dopo.



Da più di due ore s’erano chiusi in saletta a suonare ed a parlare un po....

Ultimamente stavano poco insieme: un po’ per gli impegni di uno e un po’ per quelli dell’altro, ormai si riunivano quasi esclusivamente per provare.
Dopo averci pensato e ripensato, avevano deciso di smetterla con i sogni nel cassetto: d’ora in poi le loro canzoni, nelle quali avevano riversato tutti loro stessi, le avrebbero suonate dal vivo solo sporadicamente!
Erano così diventati una delle migliori “cover band” di Bologna e dintorni e si erano specializzati soprattutto in Queen, Metallica ed Iron Maiden.
Ricchard non era più la voce principale del gruppo, ma divideva quest’onere con Loris e, a volte con Samuele, senza peraltro esserne troppo dispiaciuto.
Stavano per terminare la loro prova; era stata una serata speciale e non tanto perché avevano suonato esclusivamente le loro canzoni ma perché, dopo, sarebbero andati a prendere una birra tutti insieme.
Ok! Così va più che bene” disse Federico, mentre ricopriva la sua batteria nuova di zecca “giusto un’aggiustatina su quel famoso assolo e poi va benissimo!”.
Ma a te non va proprio bene niente?” disse allora Loris sorridendo “va bene che sei il più grande batterista rock del mondo....”.
Fede lo interruppe esaltandosi.... “puoi dirlo forte bello; puoi dirlo forte!” e lo baciò sulla fronte!
Ma levati, non li voglio i tuoi baci! Sparisci....”.
Anche se alcune vicende, spiacevoli o meno, li avevano un po allontanati, erano sempre l’unitissimo gruppo di amici di un  tempo.

Andarono diretti al Blue Moon...
Ehi, Sam” disse Ale “penso ti sia arrivato un sms! Ne ho sentito il suono.”.
Controllò “ah, si! Vediamo chi è!” mentre leggeva gli scappò un sorriso sotto i baffi....
Ah ah! Tipica espressione interessata e contenta di chi riceve un sms da una tipa che dice: l’ultima volta sei stato fantastico e voglio di nuovo provare quell’oblio! Vero?”.
E piantala! Le solite cose di un sms: che fai di bello, con chi sei, tutto ok, eccetera eccetera....” replicò allora Sam ad un curiosissimo Alessandro.
Ecco, è appunto quell’eccetera che ci interessa parecchio. Fa leggere, dai!”.
Ehi, Ale” intervenne Loris “sai che il nostro amico è diventato un latin lover di quelli tosti, no? Non riuscirai mai a sapere chi sarà la prossima ad essere sedotta e abbandonata.”.
E fatela finita! Mi sembrate due fratelli maggiori con il piccolo di casa! Ma scusate, per voi la parola “legame d’amicizia” non significa nulla?”.
Certo!” entrò nel discorso Ricch “significa che siete così legati che il pensiero di fare un giro a letto insieme non vi è mai passato per la mente, vero?”.
Lo guardarono tutti per pochi secondi....
Lasciamo stare ‘sto discorso che è meglio! Ordiniamo, va: camerieraaa!!!!”.
Ma guarda che tipo! Prima fa il grande conquistatore e poi non ci racconta niente! Io me ne vanterei alla grande.”.
Ale si divertiva troppo a stuzzicarlo; sapeva che non era in cerca di storie né troppo complicate, né troppo serie, ma gli piaceva troppo quando riusciva a farlo giustificare in mille modi.
Scherzarono, parlarono del più e del meno e due ore se ne andarono via in fretta.
Allora, tutti a nanna che domani si va al lavoro! Dai che tra dieci giorni si va a suonare a Reggio!” Fede stava euforico! Suonare per lui era quasi come fare l’amore: una sensazione unica.... ma non ditelo a Giovanna.

Si salutarono e scapparono via....
Loris lasciò Alessandro sotto casa.
Domani salutami Serena e non scordarti il bacio a Lorenzo!”.
Certo! Allora domenica vieni a pranzo? Serena farà la pasta al forno, quindi parti dal presupposto che se non verrai mi dispiacerà, ma mi consolerò mangiando di più! T’aspettiamo dopodomani.”.
Non mancherò. Ci vediamo!”.
Andò di corsa ad abbracciare il lettone della sua stanza.
La grande casa di Via Piave n°7 era sempre uguale: Loris non c’aveva cambiato nulla in questi anni.
Buia, quasi tenebrosa, ma completamente e dannatamente simile al suo padrone.
Adorava quella casa e non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo, neanche per un villone hollywoodiano da un milione di dollari: era il suo castello delle meraviglie!
Non pensava quasi mai a Claudia: erano passati parecchi mesi da quando s’erano lasciati ma, a volte, nei suoi sogni, una voce gridava forte il suo nome e questo proprio non lo sopportava.
Creare lo strappo fu facilissimo, ricucirlo impossibile; un po per volontà di Claudia stessa, un po per il carattere di Loris al quale lui teneva a tal punto da mettere tutto in discussione.
C’erano troppe cose in lui che lei non avrebbe mai mandato giù ma, purtroppo, c’erano cose in lei che lui non avrebbe mai più scordato!

Samuele già stava dormendo, sdraiato sul letto, mentre la sua sveglia segnava le due e mezza di una notte calda e lunga che passava lentamente fuori dalla sua finestra; era da un po’ che dedicava più tempo a se stesso e passava molte ore sopra i suoi fogli bianchi!
S’era messo a scrivere musica sua, leggermente differente da quella che suonava con i ragazzi e cercava di dedicarle più tempo possibile ma, tra il lavoro, le sue amichette e tutto il resto, secondo il suo punto di vista quel tempo era sempre poco!

La mattina seguente un bel sole aveva salutato gli occhi ancora  socchiusi di Serena che stava preparando la colazione ad Alessandro che era in bagno a farsi la barba.
Sbrigati! Come al solito sei in ritardo! Qualche giorno riuscirai a farti licenziare, lo sai, no?”.
Eccomi, eccomi! Uffa.... grazie per la colazione tesoro.”.
Allora, mio fratello viene a pranzo domani?”.
Certo! Non si perderebbe per niente al mondo la tua pasta al forno e comunque vuole stare un po’ con te e Lory. Che fa, dorme ancora?”.
Già! Mentre te eri in giro con i tuoi amici, io mi son fatta un sederino così per farlo addormentare, ma niente da fare! Avrà preso sonno che era da un pezzo passata la mezzanotte: che ragazzino pestifero che abbiamo fatto io e te!”.
Ehi! E’ il bambino più bello del mondo” la baciò “e tu sei una mamma eccezionale.”.
.... E tu, invece” disse Serena ridendo “uno che fa sempre tardi al lavoro!!!!”.
Va bene, scappo!” ingoiò mezza brioche quasi strozzandosi e volò fuori.
Serena riusciva a dare gli esami e a badare al piccolo Lorenzo nello stesso tempo: certo, quando gli amici potevano le davano una mano, soprattutto Claudia e Samuele, che per quel frugoletto sembravano completamente impazziti; quando Serena aveva un esame litigavano sempre per decidere chi doveva far da baby sitter al pupo... raramente se ne occupavano insieme ed il più delle volte era il solo Sammy a godersi il pupo perché, per Claudia era parecchio difficile poter avere una mattinata libera dal
lavoro mentre lui, al magazzino, faceva un po come voleva.

Sapeva far bene il suo lavoro: le ore che dedicava a Lorenzo le avrebbe recuperate tranquillamente nel corso della settimana seguente. 
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeGio Nov 10, 2016 4:01 pm

Secondo capitolo del primo atto.... prima di postarlo l'ho riletto e leggermente corretto qua e la....




Capitolo 2°: Buone domande....








L’estate ormai era arrivata e Luglio aveva da pochi giorni bussato alle porte di Bologna: la gente stava preparandosi per il grande esodo verso le località di vacanza e stava facendo gli ultimi acquisti sfruttando le buone opportunità date dai saldi....
Il negozio di scarpe, qui dietro l’angolo, era pieno fino a scoppiare e Claudia correva su e giù, a destra e a sinistra, senza fermarsi un attimo.
Era cambiata poco: gli stessi occhi azzurri, quei capelli biondi raccolti alla meno peggio e sempre lo stesso carattere a volte fragile, a volte tosto, combattivo e sicuro di se.
In questi anni aveva coltivato la sua grande passione per la pittura ed un piccolo negozio nel borgo vecchio di Bologna, esponeva giornalmente e vendeva quei quadri che lei riteneva esserne all’altezza.
Dover chiudere la sua storia importante, quella che avrebbe voluto portar dentro di se per sempre, le fece molto male; ma non tornò più indietro.
Era successo circa dieci mesi fa: era l’Ottobre del 2001....


Eh.... non so che dire! Vorrei sapere come stai! Io? Una merda, ma questo non è importante, non più: né per me, né tanto meno per te! Vuoi sapere se sono contento? No, ti sbagli; questa non è una buona domanda! Non sono cose che accadono per caso queste ma, anche se ci vogliamo bene.... non c’entra il fatto d’essere contenti o meno. È successo e basta! Senza rimedio, ciò che è passato, non dovrebbe più far del male, non dovrebbe farlo ed io vorrei che per te fosse così! Certo che ti penso, lo faccio tutti i giorni....” poi, si decise a suonare al campanello....
Senza chiedere chi fosse, con in mano un bicchiere di tè caldo, Claudia aprì la porta in pigiama e salutò Loris che stava li, fermo, con le mani in tasca ed il giubbotto abbottonato fino al mento,
intirizzito dal gran freddo “ciao! Entra.” disse.
No, grazie. Sono venuto solo a portarti le cose che avevi lasciato da me: è poca roba, sta tutta qua dentro” indicò con la testa una borsa da viaggio che era ai suoi piedi, non molto grande, ma ben riempita.
Ti avevo detto di non preoccuparti: sarei passata uno di questi giorni a prendere tutto. Mi dispiace che sei uscito apposta, con questo freddo poi....”.
Guardò fuori ed alzò gli occhi quasi per scongiurare una nevicata che, negli ultimi giorni, sembrava imminente.
Sarei uscito comunque a farmi un giro.... come stai?”.
Come vuoi che stia?” Claudia riusciva a mantenere una gran calma, mentre a Loris sembrava l’avesse morso un ragno grosso così.
Scusami! Non era una buona domanda, vero?” disse allora quasi timidamente.
Già! Non era buona davvero....” replicò lei che ormai, essendo in pigiama, accusava il gran freddo molto più di Loris che era coperto dalla testa i piedi.
Dai, rientra! Qui fa troppo gelo per un pigiama....” tirò fuori la mano destra dalla tasca dei jeans, afferrò la borsa e la spostò di qualche decina di centimetri in avanti, giusto quanto bastava per poggiarla in casa.
Poi la guardò nei grandi occhi azzurri spalancati davanti a lui e, accennando ad un mezzo sorriso, la salutò.
Buonanotte!” disse.
Grazie! Appena posso....” non reggendo più quello sguardo Claudia abbassò la testa “.... ti riporto la borsa! Ciao.” e mise la porta tra lei e Loris.


Dopo qualche secondo fece per girarsi ed un fiocco di neve gli si poggiò su di una spalla. E poi un altro ed ancora uno ed ancora a centinaia.... alzò gli occhi al cielo, poi si fermò un secondo e voltò il viso verso quella porta....
Non preoccuparti, io sto bene! Veramente.... ma ora, ritrova il tuo
sorriso!”.
Se ne andò e prese la strada che, dopo una buona mezz’ora, lo portò
al Blue Moon.
Lì incontrò Nico e Leroy, si fece due birre con loro, comprò un po d'hashish e se ne tornò per strada.
La neve, ormai, stava ricoprendo le macchine parcheggiate ai lati della strada ed in giro non c’era proprio nessuno: gli ci volle un bel po’ prima d’arrivare alla grande casa, ma non ci fece caso, perché era immerso nei suoi mille e più pensieri.
Fece una sosta al distributore per comprare sigarette e cartine e poi arrivò a destinazione.
Entrò, posò il giubbotto sul pianoforte al centro della stanza, si gettò sulla sua vecchia poltrona e preparò uno spinello bello pesante....
Il fumo risaliva piano per i suoi sentimenti prendendo la tangente per quella sua testa così stanca e piena di brutti pensieri.
Gli serviva troppo fumare.... non era una di quelle persone tutte d’un pezzo con i sentimenti col contagocce e, anzi, aveva il cuore scomposto in mille e più parti, perché aveva perso la sua donna che era sempre stata un punto di riferimento, che gli aveva sempre dato sicurezza ed amore: una delle poche cose buone nella sua strana vita.
Era di nuovo solo, ma stavolta più per scelta che per obbligo.



Nello stesso momento avevano deciso di vivere la loro vita e capito che c’erano troppe cose che non andavano bene né all’uno né all’altra.
Claudia avrebbe voluto dare una svolta al loro rapporto, ma Loris non era in grado di prometterle di più di quello che già le dava: lei aveva bisogno di quella sicurezza che lui, proprio non poteva darle....
Era lei che teneva in piedi il fragile equilibrio di Loris e non il contrario, così, con gran dolore, Claudia dovette porre fine alla loro storia.
Quella sera pianse, non so, per più di mezz’ora: lui l’abbracciò forte
e restarono così per molto tempo, perché sapevano che sarebbe
stato l’ultimo loro abbraccio.... poi lei si alzò e se ne andò.... e non
tornò più dentro la grande casa!
Di solito, almeno quando non aveva da lavorare, Loris passava i suoi lenti pomeriggi al pianoforte a comporre musica ed a scrivere testi in continuazione.
Il più delle volte erano fogli che cestinava quasi subito ma, a volte, tirava fuori delle canzoni molto sentite e profonde.
Le arrangiava con l’aiuto di Samuele: i due, lavorando spesso insieme, avrebbero sfornato interi album di rock ma, la ricerca della perfezione stilistica ad ogni costo che Loris amava così tanto, li limitava non poco.
Quando gli girava bene uscivano un po’, ma a Loris proprio non piaceva star fuori casa per molto tempo....
Quando puoi avere la notte, che cazzo ci fai con il giorno? Rumore, smog, gente che strilla, clacson a non finire.... non è proprio per me tutto questo casino!”.
Ma dai!” gli rispose Sam “almeno vedi qualcuno! Anche a me piace starmene a casa lo sai, ma a volte è anche logico prendere una boccata d’aria e fare un giro per negozi.... cose normalissime, in fondo....” Loris lo interruppe quasi subito:
Ma quale aria? Se questa la chiami aria, da domani voglio respirare Azoto e Potassio! No, no, la notte è un’altra cosa: di notte va tutto per il meglio, le ragazze son tutte belle ed i problemi svaniscono di colpo. Di notte diventi un re, lei è il tuo regno e la tua regina: è la tua miglior amante e allo stesso tempo, è come se fosse tua madre.... hai mai annusato l’odore che la notte porta con se, Sam?”.
Lo ascoltava sempre con piacere anche se, molto spesso, era un po
visionario nei suoi lunghi discorsi: gli piaceva poter parlare di cose anche inesistenti o solamente appena percepibili....
L’odore? L’odore della notte....” pensò ad alta voce “ci scriverò una canzone!”.
Fa come vuoi! Senti” continuò Loris “non andare verso il bar: se non ti dispiace, vorrei tornare a casa!”.
Allora....” replicò Sam “io a casa ti ci porto pure, però hai abbastanza rotto il cazzo ed è bene che lo sai: certi giorni sei il massimo della compagnia che ogni essere umano vorrebbe avere con se ma a volte, BAM, morale in cantina e te ne scappi nella tua
tana....!”.
Loris s’accese una sigaretta.
Non è questo! Ho un casino da fare a casa, lo sai. Mi manca ancora tutto il salone da verniciare e poi devo rimontare le porte.”. “Va bene, va bene! Lascia stare la storia dei lavori che sei patetico!”.
Samuele chiuse il discorso ed iniziò a parlare d’altro, anche se non era poi così convinto che Loris lo stesse ascoltando sul serio.
In questo periodo lo si doveva accettare per quello che era, anche perché non c’erano molte altre cose da fare: era così e basta.
Si salutarono davanti alla grande porta di noce, Samuele partì a tutto gas e Loris entrò.
Già! Aveva veramente molte cose da fare.
Si mise quindi subito al lavoro e, non prima d’aver acceso ’incenso, prese pennello e secchio e si rimboccò le maniche! Doveva esser tutto pronto entro pochi mesi, perché stava progettando qualcosa di grande....

Con così poco tempo, molte cose erano cambiate!
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeDom Nov 13, 2016 11:19 pm

Lex mi ha gentilmente fornito il pdf del suo racconto e lo sto leggendo (pian piano in realtà). C'è tanta roba... ed è molto meno autobiografico di quanto possa apparire subito.

Oppure è meglio dire che c'è qualcosa di Lex in tutti i personaggi, il che fa dispiacere l'essere così geograficamente lontani e non potersi conoscere meglio Very Happy

Ci accontenteremo dei prossimi capitoli Cool
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeDom Nov 13, 2016 11:32 pm

Maestro Ludico ha scritto:

Oppure è meglio dire che c'è qualcosa di Lex in tutti i personaggi, il che fa dispiacere l'essere così geograficamente lontani e non potersi conoscere meglio Very Happy

Grazie Maestro
M'hai fatto un complimento immenso, sai?!?!
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeLun Nov 21, 2016 1:32 pm

Perdonatemi se ho saltato la settimana scorsa, ma sono stato impegnato nell'organizzazione di un concerto e, purtroppo, siamo stati sconvolti dalla perdita di un amico/fratello....
Comunque, lo spettacolo deve andare avanti dicevano quelli e siam di nuovo qui (in cassa integrazione, ma qui!)... per voi quest'oggi due capitoli.
Introduciamo un po uno dei personaggi più importanti.... Samuele!


Sembrava come se mai avrei pianto più! Sembrava sempre tutto semplice,
dal tuo punto di vista....
Ma forse, sai, eri più brava di me!


Lex




Capitolo 3°: Sam e Sara.


Non tutte le cose vanno come vorremmo.
Certe volte, sembra che tutto vada storto e diventa inutile anche il sol pensare di poterlo raddrizzare utilizzando soltanto la nostra forza di volontà: ci sono persone che sanno come ammortizzare a dovere i calci in faccia e lasciano ad altri il compito di lottare in quelle guerre che si combattono contro i propri fantasmi, dove l’importante diventa solo colpire e nient’altro; reagire e nient’altro.

Sam era tornato ad essere l’anima libera d’un tempo e, anche se ancora portava al collo l’anello di Sara, che penzolava accanto all’immancabile foglia di marijuana, aveva allontanato quasi tutti i suoi cattivi ricordi....
Proprio come aveva sempre pensato, la distanza pian piano aveva contribuito ad indebolire la loro storia ed a creare problemi sempre diversi.
Un giorno era andato a trovarla e, anche se non succedeva poi così spesso, era comunque il solo dei due a spostarsi per andare dall’altro.
Trovò Sara molto abbronzata e, vicino a lui che era quasi un fantasma, lo sembrava ancor di più.
Proprio non ti piace il sole, vero?” gli disse ridendo.
Diciamo che non rappresenta la mia compagnia ideale, ma anche che questo è il primo giorno libero che mi prendo dopo un periodo intenso di lavoro e non ho proprio avuto il tempo d’andarmene al mare.”.
Se ne andarono alla stazione dei treni per stare un po’ da soli: si sedettero su di una panchina di travertino e restarono lì per un bel po’; tra una chiacchierata ed un bacio, lei fece una domanda che poteva anche risparmiarsi....
Se ti dico una cosa, che fai? Ti arrabbi?”.
Solo perché hai esordito in questo modo dovrei già farmele girare,
comunque, sentiamo!”.
Non mi hai risposto....” Sara ora era molto seria.
Non posso dirti cosa farò! Dimmi cosa è successo e ti prometto che resto calmo.”.
.... Ho preso il sole integralmente!”.
Sam ci pensò un po’ “....intendi dire che eri in topless? Sulla spiaggia con tutta la gente intorno? Bhè, dirti che non mi rode sarebbe una bugia....” ma lo interruppe.
Non ho detto che ero in spiaggia, né che ero in topless ma che ho preso il sole integrale e l’ho fatto sul pattino insieme ad Annalisa.”.
Allora, la guardò quasi stupito:
Fammi capire: te eri sul pattino con Annalisa a, diciamo, meno di venti metri dalla spiaggia.... e stavi completamente nuda a prendere il sole, giusto?”.
Si! Metro più, metro meno....”.
Ehi!” disse allora Sam molto seriamente “non ci scherzare sopra: ho detto che sarei stato calmo e non che non mi sarei incazzato!”.
Guarda che non c’è niente di male sai e poi, non vedo perché te la prendi tanto!”.
Bhè” e si alzò dalla panchina “me la prendo perché mi rode che tutta la spiaggia stesse guardando la mia ragazza. Nuda!! E mi fa incazzare da morire che hai fatto una cosa simile....”.
Sara, allora, reagì duramente al muro che Sam stava innalzando:
Ma tu non eri quello che non era geloso? Che non avrebbe mai fatto scenate e che non aveva bisogno di mordersi il fegato come i tuoi amici?”.


Si alzò anche lei e fece per avvicinarsi.
Soprattutto” disse allora Sam alquanto infastidito dalle sue parole “ero quello che si fidava della propria ragazza, perché la reputava un tipo serio” fece una breve pausa “e comunque... questa non me la sarei mai aspettata da te....”.
Allora lo attaccò “non puoi fare il ragazzo geloso a part time....”.
Che intendi dire?” le rispose Sam.
Sara si sedette di nuovo “voglio dire... che non puoi venire qua, una volta quando ti capita e dirmi come dovrei o non dovrei comportarmi. Non puoi decidere quando fare il ragazzo premuroso o quello che lascia che tutto corra o il geloso quando ti pare. Non credo sia giusto!”.
Ma che cosa stai dicendo? Se è perché ci vediamo poco, questa è una cosa che fa male anche a me e, comunque, ti faccio notare che sono sempre io quello che si sposta, mi sembra.”.
Lo sai che io non posso....” gli rispose subito anche un po’ risentita.
Non è detto che io abbia sempre a disposizione del tempo libero, o i soldi per la benzina o quelli per il treno! Non è facile come pensi te, sai!” disse allora Sam.
Tu lavori ed io no e poi... lo sai che mio padre non mi lascerebbe mai venire a Bologna da sola!”.
Sam cercò quindi di calmarsi “vivendo da solo ho delle spese in più che devo in qualche modo ammortizzare; e poi, non mi piace che mi fai i conti in tasca. Quanto a tuo padre, bhà, quando lo capirà che ormai sono più di tre anni che te ed io stiamo insieme e che se vieni a Bologna mica ti mangio?”.
Sai benissimo che a papà non piaci” disse Sara a testa bassa.
Sam respirò profondamente “dimmi un po’: sei convinta che per te non faccio più del minimo indispensabile, vero? Non credi che per te farei di tutto! Io te lo dico sempre, ma tu non ci credi, non è vero?”.
Non è questo....” sussurrò.
Rispondimi!” disse Sam, mettendole le mani sulle ginocchia e guardandola fissa negli occhi.
Non lo so, se ci credo....” gli rispose.
Allora Sam abbassò la testa, si piegò sulle ginocchia e levò le mani da quelle di Sara....
Restò così per pochi secondi “a posto!” poi si rizzò, prese le sigarette che erano sulla panchina, ne accese una e si diresse verso l’auto.
Andiamo” le disse voltandosi “ti porto a casa!”.
Lei non batté ciglio, ma prese lo zainetto e s’infilò silenziosa in macchina.
Per tutto il tragitto non scambiarono parola, arrivarono sotto casa di Sara e Sam accostò: lei scese subito, fece il giro intorno al cofano e si poggiò con la mano sullo sportello di Sam che aveva il
finestrino completamente abbassato.
E comunque” disse “non è vero che ho preso il sole in quel modo!” si staccò dallo sportello e s’abbassò i pantaloni di quel tanto che bastò per fargli vedere il segno del costume: poi, si girò e se ne andò a casa....
Non capì il perché, ma questo suo modo di fare fece scattare in lui una strana reazione che lo tenne inchiodato ai suoi pensieri per parecchi giorni....
Una cosa era certa: Sara non gli credeva del tutto e non s’accorgeva di quello che faceva per lei; magari non era poi molto, ma lui ci metteva tutta l’anima.
Il non vederla e non sentirla peggiorò solo la cosa: finì per abituarsi a questo stato delle cose; poi, prese coraggio e tornò a Forlì.
Non se lo sarebbe mai aspettato da lui; non era tipo da sparate del genere: non l’avvertì neanche ma le citofonò e le chiese di scendere.
Non potevi chiamarmi? Almeno per dirmi che stavi arrivando?” gli disse entrando in macchina “mio padre non voleva neanche farmi uscire dalla mia camera!”.
Sinceramente” rispose Sam “di tuo padre non me ne frega proprio niente: avevo bisogno di parlarti e non ho voluto aspettare un minuto in più....”.
Era molto serio e questo l’insospettì ed iniziò a pensare al peggio.
Arrivati in panoramica Sam parcheggiò: scesero e si diressero verso una zona un po’ appartata....
In maniera quasi irriverente, s’appoggiò alla staccionata e, dal pacchetto di sigarette, prese uno spinello che si era preparato in precedenza.
Sara aspettò un po’ e poi disse quasi ridendo:
Allora? Di certo non sei venuto qua per fumare: cos’è che devi dirmi?”.
Era molto nervosa, tanto da non riuscire a star ferma un attimo.
Non credo” disse Sam “di poter portare avanti questa nostra storia!” lei ci restò di sasso e di colpo si fermò.


Non ne ho la forza, non più. Non credi più a quello che ti dico e, di certo ci sarà una ragione, ma l’ultima volta mi hai messo volontariamente sotto esame con quella storia del cazzo che ti sei inventata ed è una cosa che non sopporto. Ti ho sempre trattata bene, bhè, almeno spero. Non sono sempre stato presente è vero, ma questo mi era impossibile e lo sapevamo anche tre anni fa, ma non posso stare con qualcuno che non crede in me.... anche se ti amo, ma tanto non ci credi....”.
Certo, come no! Mi ami e mi lasci così, su due piedi!” Sara cercava di trattenere le lacrime.
Non è su due piedi....” ma lo interruppe subito:
Lo è per me! Chissà quanto c’hai pensato, certo, ma per me è un colpo, un pugno allo stomaco. Dopo l’ultima volta non ci siamo più sentiti, è vero, ma non credevo che sarebbe successo questo: tante volte ho pensato che la nostra storia potesse finire un giorno o l’altro” ormai non tratteneva più le lacrime e le sue parole erano interrotte da continui singhiozzi e sospiri “ma ti assicuro che fa male da morire.”.
Fa male anche a me!” disse Sam che aveva ormai fumato per metà il suo spinello.
Non prendermi per il culo!” Sara alzò la voce “se ti fa così tanto male non saresti qui ora a dirmi queste cose! E poi, tu hai sempre lei, no?” ed indicò la mano con la quale reggeva la sua speciale sigaretta “quando le cose ti vanno male ne accendi una ed obblighi la tua testa a non pensare, a scappare via da tutto....”.
Smettila di piangere, dai!” non sopportava veder piangere le persone alle quali era legato, figuriamoci lei.
Non dirmi cosa devo fare! Senti, riprenditi ‘sto coso che non ne ho più bisogno” si sfilò dal dito l’anello che Sam le aveva regalato per il loro secondo anniversario e glielo tirò addosso “.... e non voglio più vederti qui a Forlì, hai capito? E adesso.... vattene pure a 'fanculo!”.
Iniziò a piangere più forte e se ne andò lontano.
La vide andar via lungo la panoramica illuminata alla meno peggio dai lampioni mezzi rotti....
Si chinò per raccogliere l’anello e, mentre faceva gli ultimi tiri del suo spinello, s’avviò verso la macchina ed entrò.
Cercò tra i suoi cd una delle canzoni che aveva scritto per lei e suonato poi coi ragazzi!
Trovò quello dov’erano “Dove va il fiume” e “Altri sogni”, accese
lo stereo, si slacciò la catenina con il ciondolo a forma di foglia d’erba, la infilò nell’anello e se la rimise....
Accese la macchina, spinse play e poi sull’acceleratore.



.... E se ne tornò a Bologna, a tutto gas!
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeLun Nov 21, 2016 2:02 pm

Daje Lex, che siamo con te!

Grazie per il nuovo capitolo.
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeLun Nov 21, 2016 2:12 pm

Grazie a te Yon per aver messu su questo Blog che pian piano sta diventando la nostra cameretta da adolescenti, il nostro studio, la nostra tana....

Come promesso, secondo capitolo....

Capitolo 4°: Quelli della zona.




.... Allora! Un succo tropicale, due coche senza limone, patatine fritte ed una chiara media!”.
Vittorio se ne stava dietro al bancone, a preparare le ordinazioni che Andrea prendeva ai tavoli: il bar era sempre quello, un po’ cambiato nei mobili certo, ma nulla si era modificato radicalmente!
Uffa, che palle! Non capisco come facciano a starsene ore ed ore seduti a mandar giù roba fritta e bibite varie....”.
Andrea: ma sei impazzita? Ricorda sempre che senza di loro potremmo anche chiudere!” le disse allora Vittorio.
Si, lo so, scusa. Il fatto è che oggi sto un po’ stralunata! Sai, i cinque giorni al mese di noi donne....”.
Era un tipo molto vispo, sempre di corsa, sempre indaffarata in mille cose.
Non amava lamentarsi, anzi: le piaceva rendersi utile e, soprattutto, le piaceva il lavoro al bar.
Quando però si trattava di servire un tavolino di sedicenni figli di papà, allora il discorso cambiava radicalmente: “Guardali! Pettinati alla perfezione, abbronzatura da lampada, tutti clonati l’uno all’altro.... e puzzano ancora di latte!”.

Essendo l’unica cameriera, doveva correre sempre a destra e a sinistra, senza sosta: i ragazzi l’adoravano e, sulla lavagnetta vicino al bancone, c’era sempre scritto qualche messaggio per lei.
Era la cugina di Giovanna ed era tornata a Bologna da un anno o poco più.
Finite le superiori s’era segnata a scienze sociali e, da Rimini, circa dodici mesi fa, era tornata a casa dopo quasi otto anni: il destino volle che le sue pesanti valigie trovarono alloggio a casa di Claudia, che da qualche tempo stava cercando qualcuno con il quale dividere l’affitto.
Andarono subito d’accordo! Andrea era capitata proprio nel
momento giusto, perché a Claudia serviva proprio qualcuno che la scuotesse dal suo torpore e questa moretta un po’ pazza era proprio perfetta.

Passavano intere nottate a parlare....
Raccontami un po’ di questi FuoriZona che tanto scompiglio hanno portato su a Rimini!”.
Sono miei amici da sempre! Suonano alla grande e se non riusciranno a sfondare, sarà solo perché non riceveranno la spinta giusta! La canzone che fischietti spesso l’ha scritta Samuele: Ricchard e Federico c’hanno messo la musica ed è nata “Uragano”. Ma tu dove l’hai sentita?”.
Nel centro sociale dove lavoravo” disse, mentre seduta sul lettone di Claudia si stava fumando una sigaretta “c’erano quattro ragazzini che la suonavano sempre, non molto bene magari, ma il senso era quello! Parla del G8 di Genova, vero? Io ero lì e non credo che mi immischierò mai più in un casino del genere. Mamma mia, quella canzone mi ricorda cose che mi fanno venire i brividi!”.
Allora Claudia s’alzò dal letto, prese un cd vicino allo stereo e glielo portò:
Ascolta questo! Lo hanno registrato al Black Night qualche tempo fa: è un gran concerto, uno dei migliori secondo me. Noi eravamo tutti lì, è un disco veramente emozionante!”.
Grazie, lo ascolterò molto volentieri! Vorrei proprio sapere
quando me li farai conoscere questi ragazzoni qua!”
Un giorno! Non prima però d’averti raccontato molte altre cose”.
Stavano sempre allegre, anche quando di soldi ce n’erano pochi e di cose da fare veramente troppe!


Alle sei, quel pomeriggio, il bar era quasi pieno:
Uffa! Andrea di qua, Andrea di là.... guardate che sono fatta di carne anch’io! Potrei anche smontarmi un giorno o l’altro....”.
Vittorio la seguiva con lo sguardo e rideva di nascosto.
Sapeva d’aver fatto la scelta giusta. Era proprio il tipo perfetto per il suo bar: paziente al punto giusto ma divertente ed imprevedibile quanto bastava....
Senti, mora: ma perché non mi porti una vodka lemon alla svelta
che fa veramente un gran caldo?”.
Ecco fatto! Adesso siamo proprio al gran completo!” si girò, fece un gran sorriso ed andò ad abbracciare Sam che era appena entrato nel bar.
Vabè, ok, grazie per i bacetti ed il caloroso abbraccio, ma la vodka io non la vedo ancora....”.
Stronzo!” e gli diede uno schiaffo su di una spalla “ci si rimette sempre con te a fare quella carina e gentile! Va al bancone e serviti da solo che ho da fare!” si girò ed andò ad un altro tavolo.
Sam si diresse verso il bancone dove Vittorio aveva già preparato la famosa vodka.
Hail, Big Vic! Tutto ok? Locale pieno, vedo....”.
E già, sembra che ormai hanno capito che siamo gente apposto, tolti elementi come te, naturalmente! I comuni mortali cominciano a rispettarmi, sai!”.
Alla grande Victor!”.
Senti un po’” continuò “ti diverti proprio un casino a farla arrabbiare, vero?”.
No, lo faccio un po’ con tutti: è solo che, giocare con lei, mi fa letteralmente impazzire.” fece un sorso e poi continuò: “Tanto tra un po’ verrà da me dicendo cose del tipo: sei sempre il solito, guarda che la prossima volta, finché non m’arrabbio, poi vedi che ti succede.... e così via. Ci scommettiamo la consumazione?”.
Dopo qualche minuto Andrea s’avvicinò ai due:
Tre tramezzini e tre spremute al tavolo cinque, e questi sono i
soldi del tavolo due! Senti tu, questa volta passi, ma la prossima
volta che mi tratti in quel modo, vedi che ti faccio!”.
Vittorio e Sam si diedero una rapida occhiata e scoppiarono subito a ridere....
Bhè, che c’è? Ecco, quando fate così non vi sopporto! Andate a cagare tutti e due!”.
Con i crampi allo stomaco Sam raggiunse il tavolino dove s’erano appollaiati Federico e Giovanna.
Fattela una risata, no?” gli disse Federico.
Ma non è che te” continuò sorridendo Giovanna” per mia cugina ci pendi un po’?”.
Tua cugina mi farà morire prima o poi! E’ proprio la migliore! Oddio, quasi mi buttavo tutto addosso.”.
Non penso che hai risposto alla mia domanda, comunque....” disse Giovanna, quasi rassegnata.
Non ci sono risposte per tutto! Perché io sto qua invece che a New York a suonare davanti a centomila fans con Joe Perry e Steven Tyler, pieno di donne e denaro? E c’è solo una risposta a tutto questo: il grande mistero della vita!” con un ultimo sorso vuotò il bicchiere, s’alzò dalla sedia e se ne andò lasciando i due di sasso.


Sam sta proprio fuso!” disse Giovanna.
Ehi, è un grande!” continuò Federico “è troppo forte. Sa sempre cosa dire e, anche se le sue frasi a volte non significano un bel niente, fa sempre la sua figura”.
Pensi che Andrea gli interessi? Magari solo un poco....” gli chiese allora Giovanna.
Perché” le rispose “a tua cugina piace Sam?”.
Voi maschi siete impossibili!” replicò “non puoi semplicemente rispondermi, invece di farmi un’altra domanda?” lo fissò “e non guardarmi con quella faccia, sai!”.
Ma è l’unica che ho” le disse sorridendo “dammi un bacio, dai! Ti amo!”.
Io no!” e lo baciò.
Ormai stavano magnificamente insieme.
Circa sei mesi fa una litigata gigantesca rafforzò il loro rapporto
all’ennesima potenza.
Federico aveva fatto i bagagli e se ne stava per andare con direzione
Milano!
Proprio come nei film, Giovanna coinvolse Loris e Sam in una sorta d’inseguimento in autostrada: lo raggiunse al casello e, di fronte ad una quarantina di macchine, dopo circa buoni venti minuti di urla varie, fecero pace....
Dopo quella gran paura smise di fargli le paranoie di sempre e lo lasciò libero di bere e di fumare con gli amici. Tanto aveva capito che di lui si poteva fidare: non sarebbe più ricaduto nel giro delle droghe pesanti e, Michele, sarebbe sempre stato solo un vecchio, scomodo e triste ricordo!
Nel suo cuore non ci sarebbe stata che lei....


Con una sigaretta in bocca, in pantaloncini e ciabatte, Alessandro stava lavorando alle nuove canzoni scritte da Loris e Samuele e doveva quasi correre per star loro dietro!
Già! Ora doveva pensare prima alla sua famiglia.... Lorenzo era nato il 16 novembre del 2001 e tra circa tre mesi avrebbe compiuto il suo primo anno di età.
Lui e Serena non si erano ancora sposati: ci volevano troppi soldi ed i due stavano così bene insieme che non avevano bisogno di un anello al dito e di una firma per giurarsi amore eterno: o almeno, questo era quello che pensava Alessandro...
Serena, magari nei suoi sogni, sognava l’abito bianco e tutte quelle altre piccole cose che fanno del matrimonio qualcosa d’indimenticabile: questo lui lo sapeva e, forse, ci stava facendo un pensierino...





Sento su di me la forza del sonno.

W. Shakespeare
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeVen Dic 02, 2016 2:57 pm

Un nuovo capitolo in questo freddo venerdì.
Come sempre, buona lettura...


Capitolo 5°: .... Delusioni.



Il concerto di Reggio era andato alla grande, come sempre.
Quando i ragazzi suonavano le canzoni dei Maiden il successo era assicurato: un po’ per il grande seguito che aveva il gruppo inglese, un po’ per la grande passione che i cinque mettevano in ogni singola nota di ogni singola canzone del loro gruppo preferito!
Erano cresciuti e migliorati molto dopo il “Rock ’n’ Roll Juice” di Rimini ed il loro giro di locali s’era allargato a dismisura.
Avevano vinto il premio della critica, quello dato dalla giuria per intenderci ed anche se la seconda posizione dietro i “Red Children” bruciava ancora, tutti e cinque ne andavano molto fieri.
In questi due anni erano stati invitati un po’ dappertutto: nuovi locali, feste dell’Unità, Arezzo Wave ed anche al Subiaco Rock-Blues Festival grazie a delle conoscenze che aveva Roberta, la donna di Ricchard, che da qualche tempo stava studiando e vivendo a Roma.
Era da un po’ che una piccola etichetta di Parma gli stava promettendo mari e monti ma, per quanto riguardava l’eventuale produzione di un disco, ma il proprietario prendeva sempre tempo dicendo loro che aveva bisogno d’un prodotto finito di buona qualità da poter far girare un po per radio, prima di imbarcarsi nella produzione totale di un disco rock.
Il mercato italiano richiedeva quasi esclusivamente “boy band” e non “rocchettari” col dente avvelenato e questo li penalizzava non poco.
Dopo un paio di mesi, stanchi di promesse fasulle, trasformarono la loro sala prove in un piccolo studio di registrazione privato: comprarono un multi traccia digitale, preamplificatori valvolari, una serie nuova di microfoni, metri e metri di cavi e tutto ciò che poteva servire per registrare un demo di buona qualità.
Quando lo studio fu pronto, ci si chiusero ogni notte per provare....
Tutti i lavori eseguiti, le prove e tutte le registrazioni furono
filmate da Giovanna, Andrea e Vittorio che ogni tanto, dopo aver chiuso il bar, portava loro tramezzini, pizza e birra.
Durante il mixaggio, del quale si occuparono Loris e Ricchard, tutte le videocassette furono studiate a dovere da Federico, Alessandro e Samuele e trasformate in un dvd che i ragazzi utilizzarono come una sorta di “making of” del demo stesso, così da rendere il prodotto veramente completo.
Pieni di speranze, si recarono a Parma e fu una fortuna che né Federico, né Ricchard poterono andar con gli altri, perché non li fecero neanche entrare. Avevano trovato una pop band che faceva al caso loro e, dei FuoriZona, non si sarebbe mai più parlato dentro quelle quattro mura.
Alessandro, Loris e Samuele li sfancularono, rischiando anche la rissa in trasferta e poi tornarono a casa con i sogni infranti ed un gran peso sullo stomaco.
Fortunatamente riuscirono a vendere a Bologna e dintorni diverse copie del demo col dvd incluso: grazie a Roberta, che ne piazzò quasi un centinaio all’università e ad Andrea, che né vendette altrettanti in quel centro sociale che conosceva, riuscirono quasi a farsi tornare il buon umore.
La cosa più difficile fu convincere Federico e Ricchard a non recarsi a Parma per spaccare il muso a quel tizio e dar fuoco a tutto l’edificio, con tanto di pop band nel suo interno....
Dopo di questo fu presa la decisione di suonare le loro canzoni soltanto in casi eccezionali e di diventare una cover band di alto livello: grazie alla loro apparecchiatura potevano registrare tutti i loro pezzi ogni volta che volevano e, questo, già raffreddava un po’ la cocente delusione!
Ricchard era ben contento di poter portare le canzoni dei Metallica e degli Iron Maiden sul palco: era la musica che ascoltava da sempre... una buona parte della sua vita.
Lo stesso valeva per Federico, che adorava picchiare a dovere le sue pelli e, quella era proprio la musica giusta per farlo.
Alessandro accettò la cosa un po’ a malincuore, perché teneva a quello che scriveva con i ragazzi e gli dava un gran godimento eseguire dal vivo le proprie composizioni, ma si rimise alla decisione della maggioranza.
Ciò che lo lasciò un po’ perplesso fu il fatto che Loris fosse pienamente d’accordo con il pensiero di Ricch e Fede.


Suonando Maiden e Metallica sarebbe diventato la voce regina del gruppo certo, ma non era questo che gli interessava ed Alessandro lo sapeva bene: era un po’ cambiato da quando la sua storia con Claudia era naufragata: s’era chiuso molto in se stesso e si era lanciato a capofitto nella musica!
Il rock l’aveva sposato, senza compromessi ed era il solo a dargli le emozioni delle quali aveva veramente bisogno!
Aveva ricominciato a fumare le sue Marlboro ed era tornato il pazzo compagno di bevute e fumate di qualche tempo fa, ma dai suoi testi e dalle sue musiche, erano scomparse le dolci melodie e l’amore aveva lasciato ampio spazio ad altri argomenti come la politica, il dolore, il rancore, la libertà ma una cosa era certa....


.... aveva iniziato ad aver paura dei propri sentimenti....


Dopo che Claudia aveva detto basta, s’era fatto del male!
Stava in giro fino alle quattro del mattino, sempre ubriaco o fatto da morire e poi, la mattina alle sette, via a lavorare in fabbrica!
Aveva lasciato la ditta di traslochi e, insieme a Federico che aveva finalmente chiuso con il cantiere, era entrato a lavorare in una fabbrica di macchinari per le ferrovie dello stato.
Andò avanti così per qualche mese poi si guardò allo specchio e si fece parecchio schifo....
S’era odiato e sentito una merda e poi, pian piano, aveva risalito la china e ricominciato a viaggiare a pieni giri ed ora s’amava alla follia!
Né Claudia, né Bianca né nessun’altra cosa al mondo l’avrebbe mai più fatto rallentare: ora c’era solo lui, lui e basta.
Il voler scappare dai suoi sentimenti lo aiutò, certo, ma lo portò ad accantonare quelle canzoni con le quali aveva condiviso lacrime e sorrisi, delusioni e soddisfazioni, nelle quali aveva riversato tutto se stesso!
Quelle che aveva dedicato a Bianca o quelle scritte per Claudia e,
soprattutto, quelle che aveva composto per se stesso: era come se
avesse preso un grosso scatolone, lo avesse riempito fino all’orlo con i suoi ricordi e le sue emozioni ed avesse sigillato il tutto.
Questo non era altri che il suo cuore ed aveva una gran paura che, un giorno o l’altro, potesse aprirsi per farlo soffrire di nuovo....


Sammy avrebbe voluto continuare a suonare la propria musica, ma seguì il nuovo progetto dei ragazzi che gli promisero comunque di registrare a poco a poco tutte le loro canzoni, così da averle per sempre sopra i cd!
Non era un tipo che si arrendeva alle prime difficoltà “Il sogno non muore mai....” amava ripetere a chi non capiva perché spendeva tempo e denaro per qualcosa che, sicuramente o quasi, non gli avrebbe fatto guadagnare nemmeno un soldo “non è una questione di soldi, né di soddisfazione personale, ma è tutto ciò che mi fa sentire vivo ed in pace con me stesso! Quando ho la mia chitarra tra le braccia, sento vibrare le sue corde dentro di me, insieme alla mia anima e poi questa sensazione inizia a girare per tutto il corpo, come un grande brivido, e mi sento finalmente libero.... è come una sorta di rinascita! Ma per sentire tutto questo, hai bisogno delle giuste motivazioni, delle giuste emozioni, dei sogni da inseguire ed è necessario che, con tutto te stesso, inizi a credere: se credi veramente, tutto comincia a funzionare....”.
Per questo e per altri motivi, legati comunque sempre al suo modo di essere, aveva discusso duramente con il padre e con suo fratello maggiore: pretendevano che lui lavorasse a tempo pieno non più nel magazzino, ma negli uffici della ditta di famiglia che, col tempo, si era molto ingrandita!
Sam non voleva fare il pinguino in giacca e cravatta e gli piaceva il lavoro di magazziniere: preferiva sudare le proverbiali sette camicie insieme agli altri operai, piuttosto che ritrovarsi dietro una scrivania, sempre davanti ad un computer, a dover sopportare i clienti, i fornitori e via dicendo....
Tu non capisci niente!” gli gridò il padre “ho sputato il sangue per lasciarvi tutto questo e... lui vuole fare l’operaio! Quest’azienda un giorno sarà tua! Tua e di tuo fratello. È bene che certe cose cominci a capirle!”.
Io capisco tutto ciò che vuoi, ma in ufficio non entro: sto bene
dove sto!”.
Allora suo padre reagì a muso duro.... “Ah, è cosi? Ed allora ti licenzio! Così sarai costretto ad accettare la situazione!”.
Samuele ci restò malissimo: sapeva che suo padre non accettava quasi niente di lui, partendo dai tatuaggi, fino all’orecchino, con tutto ciò che c’era nel mezzo, ma non si sarebbe mai aspettato questo da lui....
....Ok! Perfetto, se è questo ciò che hai deciso....” si voltò e prese la porta della stanza!
Dove credi d’andare? Non ho ancora finito con te!”.
Sono io che ho finito con te! Fammi trovare l’assegno con la liquidazione in settimana....” chiuse la porta, lasciandosi dietro la sua famiglia ed il suo passato!
Rinunciando all’azienda, aveva tracciato un solco incolmabile tra lui ed il padre: aveva per sempre chiuso la porta in faccia a tutto ciò che aveva sempre avuto fino al giorno prima!
Non ne era contento, ma non gli era stata concessa altra scelta!
Era successo da quasi un anno, ormai....
S’era poi trasferito in un appartamentino un po’ in periferia ed era diventato uno dei capo magazziniere di un grosso centro commerciale nei dintorni della sua amata Bologna!


Ora, almeno un po’, era felice.



Quando imparerai a fregartene della gente,
solo allora sarai grande!


Jim Morrison
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeSab Dic 03, 2016 5:28 pm

Grazie Lex. Smile
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeSab Dic 03, 2016 7:38 pm

Yon ha scritto:
Grazie Lex. Smile
Ma grazie a te
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeDom Dic 04, 2016 10:19 am

Io sono un po' più avanti di questo capitolo (non molto perchè ultimamente sono sempre tirato col tempo libero...) ma ripeto che il racconto rende e merita approva
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeLun Dic 12, 2016 8:56 pm

Ormai sto perennemente in ritardo.... Mi scuso soprattutto perchè non riesco a trovare il tempo per sedermi un'ora e continuare la storia sull'ambientazione.... 

Vi lascio un altro capitolo.... anzi due!!!



Capitolo 6°: Vanessa e i Diadema.



Passava lunghissime ore in finestra, con i pensieri chissà dove e lo sguardo perso tra le mille luci della città in lontananza.
Scrutava spesso il cielo, domandandosi cos’era che non andava, cos’era che, a volte, lo faceva stare con il morale in cantina ed il mal di stomaco perenne: non trovando una risposta, s’accendeva una Diana e s’immergeva di nuovo nei suoi pensieri....
Era venuto a sapere che Sara se n’era andata a studiare a Dublino con l’Erasmus “sono contento! Se lei sta bene, sono veramente contento! Era un suo sogno andarsene in Irlanda un giorno o l’altro....”.
Dopo quella storia ne aveva avute altre, anche se tutte come passatempo.
Il suo carattere s’era rafforzato facendolo forse diventare un po’ troppo diverso dal Sammy di qualche tempo fa!
La musica era e sarebbe sempre stata l’unica regina incontrastata della sua vita: tutto il resto, poteva anche fottersi alla svelta....
Nel suo appartamento ci stava da Dio! Tanti amici c’erano entrati lucidi ed usciti con terremoti nel cervello e tante ragazze avevano visitato la sua camera da letto....
Il divano del salottino era divenuto la meta preferita di Alessandro: insieme alle tende orientali ed ai tappeti, era ormai intriso di un odore misto di incenso e marijuana!
Tutte le pareti erano riempite da posters e maschere etniche d’ogni tipo; l’intero appartamento era diventato una sorta di luogo di culto, dove i ragazzi potevano organizzare cene e festini d’ogni genere: ci si riuniva da Sam anche per vedere concerti e film perché, stando un po’ isolato, si poteva tenere il volume alto anche fino a notte fonda....
Il cartello “vietato non fumare” ed un altro che lo seguiva a ruota con su scritto “libera musica in libero stato”, erano il perfetto biglietto da visita per chi non conosceva la filosofia di quel luogo:  tutto era consentito e nulla era vietato....


A volte si sentiva in colpa per tutto.... senza spiegazione apparente.
Aver chiuso la storia con Sara, aver fatto lo stesso con la sua famiglia, trascurato gli amici durante quel brutto periodo, l’aver preso in giro alcune ragazze ed aver fatto sesso senza amore, così, ad occhi chiusi, senza pensieri, rimorsi o rimpianti d’alcun genere....
Poi, pian piano aveva capito che era così che andavano le cose, che ogni azione va fatta per un motivo, che tutto ha una spiegazione e che anche gli errori t’aiutano a crescere: comunque, era questa la sua vita e non avrebbe potuto sceglierne un’altra.
Aveva liberato il suo cuore, si era trovato da un giorno a l’altro a vivere da solo e, d’improvviso, sembrava che tutto il mondo lo volesse per se: le donne, gli amici ed anche la musica....
Nel suo nuovo gruppo c’era caduto quasi per caso, inciampando nel progetto dei suoi cugini Fabrizio e Danilo, che avevano preteso la sua presenza:
Andiamo! Sono cinque anni ormai che suono! Ci siamo sempre detti che un gruppo con noi tre sarebbe stato perfetto e, se non sbaglio, te hai parecchie canzoni in cantiere.... allora?”
Disse: “cerchiamo una chitarra solista?” e sorrise felice.
Fabrizio suonava la batteria come se fosse una parte del suo corpo e, per Danilo, era diventato quasi impossibile anche studiare per gli esami all'università senza avere in braccio il suo basso.
In meno di due settimane trovarono la chitarra solista che cercavano....
Avevano sistemato una scatola sopra il bancone del bar con su scritto “cercasi chitarra solista per gruppo rock! Solo pezzi originali! No perditempo! Max serietà!” e lì dentro avevano sempre trovato qualche foglietto con numeri telefonici.
Sam inviava loro un sms dandogli appuntamento al bar ma, quando quel venerdì gli si presentò davanti, Vanessa non era proprio ciò che lui aveva in mente!
Ciao! Sei Samuele, non è vero? Mi chiamo Vanessa!” e si sedette vicino a lui.
La guardò un po’ sorpreso: non si era ancora mai presentata una  chitarrista e, mentre i suoi occhi scrutavano il suo bel corpo....
.... Senti, scusa! La pianti di guardarmi? E’ una chitarra solista che ti serve, no? Massima serietà? Sono la persona che fa per te!” gli sfilò la sigaretta dalle mani ed iniziò a fumarsela.
Vabè! Allora, no è che finora il provino l’ho fatto a casa mia, ma non so se tu....” Sam sembrava quasi imbarazzato dalla sua presenza.
Certo, non c’è alcun problema! Ho la macchina parcheggiata qua dietro: tu vai avanti....” spense la sigaretta fumata solo per metà “ed io ti seguo!”.
Arrivati sul posto, Vanessa tirò fuori dalla sua Cooper rossa la chitarra e seguì Sam dentro l’appartamento.
.... Allora, quello è l’amplificatore, il cavo eccolo qua.... su, vediamo che sai fare!”.
Prese il cavo che Sam le stava passando e si avvicinò all’amplificatore:
Ehi! Un Fender Twin Reverb! Questo sì che è l’ampli giusto per la mia bambina!” fu molto contenta di poter suonare con un ampli del genere “ottima scelta, Sam! Ha un suono unico: mio padre ne aveva uno uguale, ma sono riuscita a bruciarglielo durante un concerto col mio vecchio gruppo punk.... ma ti giuro che non è stata assolutamente colpa mia....”.
Certo” rispose Sam quasi preoccupandosi “sono cose che succedono: non molto spesso magari....”.
Per fortuna....” gli rispose ed aprì la custodia della chitarra.
Quando la tirò fuori, Sam non potè starsene zitto....
Ehi, una Fender Jaguar....” si alzò di colpo dal divano sul quale si era appena seduto ed andò incontro a Vanessa che gli passò subito la chitarra.
American Vintage del 1962” disse tutta orgogliosa “però l’ho un po’ modificata....”.
Bianca, come piace a me! Sei proprio bella, pupa!” quasi a malincuore la riconsegnò alla sua padrona e tornò a sedersi.
Dopo aver fatto scaldare a dovere le valvole, attaccato i suoi effetti  a pedale, alzato il volume e regolato i toni della chitarra e dell’amplificatore, iniziò la sua performance....
Ricchard aveva sempre detto che l’importante non era essere i più
bravi, ma quello che contava davvero, era far capire a tutti chi “spaccava” veramente....
Ebbene, Vanessa era bravissima con in braccio la sua Jaguar e, allo stesso tempo, aveva una carica emotiva ed un carisma tale mentre suonava, che Sam ne restò ammaliato anche dopo un’esecuzione di pochi minuti e, questa volta, non erano le sue gambe che stava guardando....
Per dirla tutta ci rimase anche un po’ male nel sentirla suonare in quel modo, ma il pensiero d’aver trovato il personaggio perfetto per la sua nuova band, lo rendeva proprio felice!
Finito di suonare riconsegnò il cavo e disse:
Allora? Hai ancora bisogno della scatola in quel bar?”.
E’ molto sicura di se....” pensò tra se e se e poi le rispose “no, non credo proprio!” la band era al completo....


Dopo poco più di due mesi, grazie a qualche cover suonata a dovere e soprattutto alle canzoni di Sammy, poterono esibirsi dal vivo.
La scelta del nome cadde su “DiademA”: suonava bene e poteva essere scritto in maniera molto fica o, almeno, così diceva Fabrizio.
La loro musica, la musica di Sam, era un rock molto tricolore, meno cattivo e complesso di quello dei FuoriZona, ma comunque efficace anche grazie ai buoni fraseggi chitarristici di Vanessa e ad un’ottima sessione ritmica.
I testi di Sam raccontavano sempre qualche storia che aveva vissuto realmente e questo era forse il loro punto di forza: erano storie vere al 100%.
I DiademA divennero una creatura che Sam voleva far crescere a sua immagine e somiglianza: questa volta sarebbe stato il leader e non una pedina: sarebbe stato lui a tirare i fili, a decidere le cover da suonare e la scaletta dei concerti.
Non si era mai sentito stretto nei FuoriZona e non si sarebbe sentito così neanche ora ma, i DiademA, erano veramente un’altra cosa....
Chiese a Ricch e compagni il permesso di poter suonare con il suo gruppo qualche pezzo targato FuoriZona:
Non c’è neanche bisogno di chiederlo: le nostre canzoni sono le tue canzoni! Ricordati che fai parte della nostra famiglia!” per Ricchard e per gli altri non c’erano problemi, anche perché Sam era molto professionale quando si parlava di musica e non avrebbe mai trascurato un gruppo per un altro....
Dopo qualche mese le sue composizioni maturarono e, pur mantenendo un chiaro marchio di fabbrica, diventarono molto diverse tra loro: si alternavano tra ballate rock, love-song e pezzi veramente tosti ed arrabbiati!
Gli piacevano da morire quelle canzoni lunghe e rumorose che ti lasciano qualcosa dentro al primo ascolto e, sia Fabrizio che Danilo, ma soprattutto Vanessa, lo assecondavano in ogni richiesta e lo seguivano a ruota con entusiasmo enorme....

Già, Vanessa.... un po’ tutti si chiesero da dove mai fosse uscita questa biondina tutto pepe: non era tanto alta e, ciò che la rendeva particolarmente affascinante, non era tanto quella treccina stile “valchiria” che le scendeva lungo la parte sinistra del viso, ma il suo grande carisma e la sua infinita voglia d’urlare al mondo:
Eccomi qua! Benvenuti allo show!”.
Sul palco, ma veramente anche fuori, era sempre vestita di nero: di solito indossava delle camicette a pizzi lunghi, con i polsini molto grandi che, quando suonava, rivoltava su loro stessi; amava portare delle gonne corte e, immancabili, c’erano poi i suoi stivaletti....
I primi tempi Sam si era chiesto più volte se la gente applaudisse per le loro performance o per le sue gambe....
Vanessa si trovava particolarmente a suo agio al suo fianco: era
anche lei uno spirito libero e le piaceva leggere gialli d’autore e libri di fantasy.
Amava alla follia la storia del Medioevo e le leggende sulle crociate ed il Santo Grall.
L’unica cosa che le piaceva di più, era dimostrare di essere la
migliore in quello che faceva: voleva sempre confrontarsi con gli altri ma, soprattutto, voleva farlo con le altre....
Un giorno Sam la sentì cantare dietro allo stereo “Celebrity Skin” delle Hole:
Hai una gran bella voce, sai?” le disse “potremmo lavorare su qualche coro e, magari, aggiungere qualche cover al nostro repertorio, anche questa, se vuoi....”.
Sai!” lo interruppe sorridendo “il mio strumento è la chitarra e non la tradirò mai! Non ho la faccia per salire su un palco e cantare le mie emozioni in faccia a quelli che son lì sotto. Io, non sono così....” si fermò un attimo e poi ricominciò “voglio solo intromettermi nel pezzo con i miei assoli.... immagina un foglio bianco e pensa che sia una canzone! Ecco, io e la mia chitarra siamo le righe orizzontali che lo tagliano da parte a parte e lo rendono completo! Capito?”.Sam la fissò in silenzio per qualche secondo....
Che spettacolo!” disse.




Capitolo 7°: Una dolorosa notizia.



.... Allora? Cosa ne pensate?”.
Bhè, l’idea è veramente ottima” disse Alessandro rispondendo ad un Loris particolarmente eccitato “adesso vediamo cosa ne pensano Federico e Samuele.”.
Si, è una cosa che possiamo fare alla grande, ma dobbiamo decidere un po’ di cose tipo le luci da usare, la disposizione degli strumenti e soprattutto una scaletta adatta: non abbiamo mai organizzato niente del genere....” Ricchard, come sempre, era più pratico ed arrivava subito al sodo.
Mentre terminava il suo discorso, Fede entrò quasi sradicando la porta.
Scusate ma ero sotto la doccia e se n’è andata l’acqua calda....” poi li guardò meglio e s’accorse che era in corso una di quelle riunioni speciali “cosa c’è? Cos’è successo stavolta? Devo rompere le ossa a qualcuno?”.
No!” rispose Loris “niente di brutto stavolta è solo che stavamo pensando di....”.
Ed entrò Samuele, che era stranamente in ritardo.
Salutò tutti a mezza bocca e s’appoggiò, dopo averlo acceso, al suo Hiwatt “scusate il ritardo. Non succederà più” e fissò molto stranamente Loris che, dopo qualche secondo di silenzio riprese il suo discorso.
Allora, siamo tutti qui, quindi.... voglio organizzare il nostro più grande concerto: a casa mia, nel mio salone”.
Federico lo guardò un po’ stralunato mentre Sam non batté ciglio. Loris continuò “inviteremo tutti i nostri amici che si sistemeranno sul mio divano e su tutti quelli che riusciremo a rimediare; qualcuno troverà posto sulle scale e sulla balconata del secondo piano; filmeremo e registreremo tutto.... questa è l’idea!”.
Aveva colto nel segno, almeno con Federico.
E’ la cosa più fica che io abbia mai sentito.... grande Loris, stavolta  mi hai stupito proprio! È un’idea da 100 e lode, vero Sam?”.
Samuele, che non aveva smesso un attimo di fissare Loris, guardò Federico, poi gli altri e disse:
Se dico di no, che non ho intenzione di partecipare, cambierai la tua decisione?”.
Allora, sia Federico, che Ricchard, che Alessandro chiesero cosa stesse succedendo e di quale decisione Sam stesse parlando.
Ve lo avrei detto tra qualche minuto.... no, Sam! Non cambierò la mia decisione, è una cosa che non posso evitare, devo farlo e basta....” era molto sicuro di ciò che diceva e, soprattutto, molto sereno.
Samuele invece, era il ritratto della rabbia:  No! Non è così che deve andare. Lo sai anche tu che non è una cosa giusta, per questo ancora non lo hai detto né a loro, né tanto meno a tua sorella....”.
Ok!” Ricchard prese in mano la situazione “vi abbiamo lasciato discutere anche troppo: adesso ci sediamo e ci dite tutto quello che avreste già dovuto dirci.... cazzo!”.
E soprattutto.... spiegatemi cosa c’entra Serena in questa storia!”. Alessandro ora era il più elettrico dei cinque.
Non preoccuparti amico mio, Serena non c’entra affatto: sedetevi e vi racconterò tutto.” rispose Loris.
Aspettò che tutti avessero preso posizione.... “anche tu Sam, dai.”.
Io già so tutto! E non voglio sedermi....” e s’accese una Diana.
Te lo chiedo per favore allora!”.
Loris lo guardava con gli occhi colpevoli di chi sa di star per ferire profondamente i propri amici....
Lo fissò per qualche istante, poi abbassò la testa “e va bene....” e si sedette vicino a Federico che lo guardò preoccupato.
.... Io, non so da dove poter cominciare.” disse Loris.
E allora spara a zero” Ricch non aveva più intenzione di perder  tempo “perché abbiamo capito che è una cosa parecchio grave e ci  stai tenendo fin troppo sulle spine!”.
Giusto... ne abbiamo fatte tante insieme! Ve la ricordate, per esempio, l’estate del 2000? Io perfettamente, forse perché ho passato metà del tempo a bere e l’altra metà a far da baby sitter a te, Ricch: non dimenticherei quei momenti neanche tra un milione di anni, ma sento d’aver bisogno di un’altra vita da vivere perché, questa, me la sono bruciata in troppo poco tempo....”.
Che vuoi dire?” Alessandro s’alzò dal divano “è vero che ci vediamo poco ultimamente, ma mica per questo non teniamo più l’uno all’altro! Qualsiasi problema hai lo risolveremo insieme, come abbiamo sempre fatto....” parlava con le parole di un fratello, non con quelle di un amico.
Questa volta, non ho bisogno del vostro aiuto, ma della vostra comprensione....”.
.... Ma di cosa....” Alessandro non capiva e, mentre Samuele iniziava a tirar su col naso, intervenne timidamente Federico:
Tu....” si fermò un secondo perché si sentiva gli occhi lucidi e non aveva più pianto da circa tre anni a questa parte “.... hai deciso d’andartene!” si alzò dal divano che sembrava ormai bollente “te ne vai da Bologna e da tutto quello che ti ha fatto questa città! Te ne vai da noi!” poi gli scivolò una lacrima sul viso e non continuò perché si sentiva morire.
Come? È vero?” Ale iniziò a spintonare Loris che non accennava affatto a parlare “dimmi se è vero?” stava gridando ma non se ne rese conto.
Si!” disse Loris guardandolo fisso in faccia e gelò anche le loro ultime speranze.
Ale tolse le mani dalle spalle dell’amico e gli girò le braccia intorno al collo.
Non ce l’ho con voi! Avete fatto anche l’impossibile per me e, se questa città si riducesse all’interno di questa stanza, bhè, resterei qui altre 1000 vite.... ma non è così e voi lo sapete bene: devo andar via, voglio andar via....” mentre lo abbracciava, Loris trovò la forza per dire poche parole, perché non avrebbe mai voluto lasciare i suoi amici, i suoi fratelli ed il cuore gli faceva troppo male....
Ma dove cazzo te ne vai senza di noi?” Federico si diresse da lui in lacrime, senza vergognarsi di piangere per un amico che stava perdendo per sempre e lo abbracciò forte: strinse a se quasi senza accorgersene anche Alessandro, che era ancora attaccato al collo dell’amico, senza una parola, senza una lacrima.
Samuele se ne stava in disparte, seduto sul bracciolo del divano,  che tante belle storie avrebbe potuto raccontare su quella saletta ed i suoi inquilini ma, che questa volta, era costretto ad assistere al più triste degli addii.
Piangeva anche lui perchè sapeva che se ne sarebbe andata anche una buona parte di se e non era così sicuro che poi tutto sarebbe andato per il meglio di nuovo.
Loris lo guardò, allungò una mano in sua direzione, quasi per chiamarlo a se e lui s’alzò di scatto per partecipare a quell’abbraccio.
E così, questa è la fine di un epoca!” Ricch era seduto sullo sgabello di Federico, dietro la batteria “avevamo giurato che mai niente c’avrebbe diviso: né le donne, né le droghe e neanche questo fottutissimo mondo di merda. Ed invece, ci siamo allontanati da soli! Abbiamo fatto in modo che uno di noi si sentisse così solo da dover cercare altrove la sua strada, lontano da quello che avevamo costruito e lentamente disfatto.... un bel capolavoro, bello davvero!”.
Ricch si addossava colpe che non aveva, un po’ perché ci credeva, un po’ per poter giustificare un azione che non riusciva ad accettare.
Loris lo guardò con gli occhi colmi di pianto ed affetto:
Non essere crudele con te e con gli altri. Se mi credi, come so che hai sempre fatto, sai anche che prima non ho mentito.... voi non c’entrate niente, è partito tutto da me ed ora, devo assecondare questi miei sentimenti!”.
Ma dove te ne andrai?” Ricchard si preoccupava per Loris come, di solito, faceva per sua sorella Paola.
Me ne vado in Australia, dai miei....”.


La notizia scioccò ancor di più i ragazzi perché, ora, sapevano che sarebbe stato veramente difficile anche solo andarlo a trovare.... ma Ricch cambiò subito la sua espressione stupita in un’altra più serena.
.... Allora, vorrà dire che le prossime vacanze le passeremo dall’altra parte del mondo....” si alzò e si unì ai suoi amici in un abbraccio caldo e profondo “la ricorderò per sempre anch’io, quell’estate!” disse.
Poi promisero che, quello a casa di Loris, sarebbe stato il  loro più grande concerto: unirono le loro mani ed i loro cuori sopra l’ennesimo ostacolo, ben consci del fatto, che sarebbe stata la loro ultima avventura....


Era stato difficile, ma la vera battaglia ci sarebbe stata con Serena: lei, di certo, non avrebbe né capito, né tanto meno accettato la decisione del fratello....
Uscirono dalla loro tana ed andarono tutti insieme a casa di Alessandro: per uno strano gioco del destino le ragazze erano tutte lì a vedere un film strappa lacrime.
Quando lei, Claudia, Giovanna, Roberta ed Andrea li videro entrare con area funerea, capirono subito che c’era qualcosa che non andava.
Loris disse tutto di nuovo per nulla infastidito dalla presenza di Claudia che, ormai, aveva allontanato dal suo cuore.
Come ampiamente previsto Serena non accettò la decisione del fratello ma, dopo una grande discussione, capì che non c’era nulla da fare e si rassegnò.
Lo strinse a sé come non l’aveva mai fatto prima e restarono così per un bel pezzo: poi Loris abbracciò le sue amiche, una ad una.
Mi dispiace d’averti conosciuto così tardi” disse ad Andrea “sei veramente un gran bel tipo!”.
Non era con loro da molto, ma la tristezza di quei momenti coinvolse anche lei e lo abbracciò forte quasi da soffocarlo....
Quando arrivò da Claudia tutti sperarono in un clamoroso riavvicinamento con conseguente rinuncia alla partenza, ma non andò così.
Le si avvicinò con un sorriso quasi beffardo “è la seconda volta che ti dico addio....”.
Dimmi solo che non lo fai per me!” queste parole gelarono la stanza “se è così, mi dispiace dirtelo, ma sei un deficiente.”.
Bhè, so essere stronzo abbastanza da ammettere quando faccio una cazzata.... ma non è questo il caso, te lo assicuro!”.
Loris la guardò con gli occhi dolci di un affetto che non morirà mai, ma che non più tornerà ad essere amore.
Lei lo guardò quasi contenta:
.... Ed allora, insegui i tuoi fottutissimi sogni!” si mise a piangere e lo abbracciò forte “non fare stronzate laggiù e non dimenticare i tuoi amici....”.
.... Questo non accadrà mai.” e la baciò sulla testa....


Un fulmine aveva illuminato il cielo nero di quella notte.

Ben presto, in quello di Bologna, sarebbe mancata una stella che avrebbe cercato il suo posto altrove.... sotto un altro cielo!


Buona lettura...
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeMar Dic 13, 2016 8:01 am

Grazie ancora Lex!
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeSab Gen 07, 2017 2:05 pm

Con questi ultimi due capitoli si chiude il Primo Atto...
Chiedo scusa per la latitanza, ma è dal 21 dicembre scorso che a casa mia stiamo male a turni tra mia moglie, me e mio figlio....

Capitolo 8°: Preparativi.


C’era così tanto da fare.
Loris aveva già prenotato il volo per l’Australia e, pian piano, stava spedendo ai suoi le cose delle quali poteva fare a meno in questi pochi mesi che lo separavano dalla partenza.
L’idea era quella di liberare il più possibile il grande salotto che avrebbe dovuto ospitare l’ultimo evento dei FuoriZona con Loris in formazione che, secondo i piani, avrebbe dovuto svolgersi la notte di Natale.
Proprio come il concerto dei Queen all’Hammersmith Odeon nel 1975! Ceniamo tutti insieme e poi, verso le undici, iniziamo a suonare.”.
Aveva invitato tutti quelli che conosceva spiegando loro la situazione e, finora, non aveva ancora ricevuto neanche una risposta negativa.
Nico e Leroy ci restarono malissimo, ma accettarono l’invito così come gli ex colleghi della ditta di traslochi ed il padrone della ditta stessa che sbottò a piangere, portandosi dietro molti dei presenti, mettendo Loris in un imbarazzo grandissimo.


Quando glielo disse, Vittorio non voleva proprio crederci.
Uscì dal bancone per abbracciare il suo fratellino e gli augurò tutte le gioie del mondo.
E già: Vittorio considerava ognuno dei ragazzi come suoi fratelli più piccoli, anche se aveva solo un paio d’anni in più.
Forse perché li aveva visti crescere, seduti su quelle sedie o appoggiati al bancone ed aveva sventato le loro prime sbornie appena in tempo, causandone poi altre cento, ma voleva loro un bene dell’anima.
La notizia della partenza fu un brutto colpo, ma i ragazzi riuscirono a metabolizzare la cosa relativamente bene, anche perché era stata una decisione di Loris stesso e non una forzatura venuta chissà da dove....
Tutto quello che potevano fare, era organizzare a dovere il concerto d’addio per il loro fratello di note.
Per prima cosa dovettero trovare un buon numero di microfoni, perché quelli che avevano erano sufficienti solo per amplificare la batteria; poi gli sarebbero servite un paio di casse spia: ne avevano già due, ma quattro sarebbero state perfette.
Non avevano un impianto luci e, di certo, non potevano fare un concerto utilizzando esclusivamente quelle del salotto: l’idea era quella di utilizzare si i grandi lampadari che c’erano nella casa, ma di unirne l’efficacia ad un vero impianto luci e, per non soffocare nessuno, avevano rinunciato all’utilizzo della macchina per il fumo....
Bene” esclamò Federico “è l’unica cosa che già avevamo! Che culo, eh!”.
Non si fecero buttar giù da niente e, grazie anche ad altri gruppi di Bologna e dintorni, dovettero affittare solo le famose luci.


A pochi giorni dal grande evento....
Allora, due casse spia Lem”, mentre Loris e Federico mettevano apposto, Giovanna scriveva tutto ciò che le veniva dettato “sono dei Remember Tomorrow, un’altra della Montarbo è degli Sweet Emotions! Tre microfoni Shure direttamente dai Red Rush; tre aste e due casse attive da 200 watt dagli InsomniA; altri due microfoni direzionali vengono dal covo degli Hammer.... bhè, dovremmo esserci!” Federico stava dando l’anima per questo progetto “non vedo l’ora di poterlo fare questo dannatissimo concerto” mentre montava la batteria al centro del salotto, vicino al pianoforte di Loris “anche se so che sarà l’ultima volta che suonerò con te.... dannate pelli americane, non si accordano mai!”.
Vedrai che andrà tutto per il meglio!” anche Loris non aspettava altro, ma il suo cuore era così triste che, a volte, avrebbe voluto scapparsene via prima di quel 24 dicembre.
Federico montò delle sordine a tutti i suoi tom, così da poter controllarne meglio le vibrazioni: decise poi di usare i piatti più “corti” che aveva.... doveva essere un concerto rock, certo, ma era pur sempre una casa!
Un grande tappeto sotto di essa garantiva alla batteria una buona stabilità: Federico era pronto!


Non credo d’averti visto mai così triste!” Vanessa stava aiutando Samuele a caricare l’amplificatore nella macchina “se c’è qualcosa.... so che è inutile, ma se c’è qualcosa che posso fare, bhè, sai che puoi dirmelo.”.
Grazie ma, l’unica cosa che vorrei, è che Loris restasse con noi!”.
Sam si sentiva come un animale ferito: era stato il primo a venire a conoscenza dei suoi piani e non era riuscito a farlo desistere.
Capisci: io e lui eravamo proprio qui a casa mia, sul mio divano e se n’è uscito che aveva deciso di partire per l’altro mondo! All’inizio ho creduto che scherzasse ma poi l’ho guardato negli occhi: in un sol colpo tutto l’effetto dell’erba che c’eravamo fumati era svanito ed è stato come un brutto sogno ad occhi aperti....”.
È andata così, non dovresti fartene una malattia: sta solo facendo ciò che desidera!” ma Sam non sembrava trovar giovamento in quelle parole e Vanessa lo capì subito “vieni qui!” gli disse e lo abbracciò per consolarlo.
Avevano instaurato un gran bel rapporto: molte ore aveva passato vicino a lui per controllarne i postumi di un attacco di nostalgia che l’aveva portato troppo in là....
Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto ciò che fai per me!”.
Magari, un giorno sarai tu a controllare che il mio sonno sia tranquillo ed a consolarmi.... chi lo sa!”.
Arrivarono da Loris che, Alessandro, con le lacrime in pizzo, stava ultimando la sistemazione della sua attrezzatura.
Dai, comincia anche tu! Intanto devi metterti dalla parte opposta.”.
Sam annuì con il capo ed uscì per scaricare la macchina.
Vanessa era appena entrata e, dopo aver salutato Alessandro andò da Loris, che stava giocando in cucina con Lorenzo.
Lo salutò con un bacio, diede un leggero pizzicotto alla guancia di Lory che le sorrise e si sedette vicino a Serena che non era proprio di ottimo umore: più in là, Giovanna e Federico stavano preparando la cena per il resto della truppa che tra poco sarebbe
arrivato.
Sam, come d’altronde aveva già fatto Alessandro, fece tutto in silenzio: posizionò l’amplificatore dove si era deciso in precedenza, prese un microfono da quelli che erano stati prestati loro e, con l’utilizzo di un’asta, glielo mise davanti.
Ne prese poi un’altra dove posizionò il microfono che si era portato da casa, quello con il quale avrebbe dovuto cantare e poi direzionò a dovere la cassa spia che gli era stata assegnata: non amava suonare con il supporto delle spie, ma l’ambiente non era dei più adatti ad un concerto e, quindi, dovette adattarsi per sentire al meglio tutti gli strumenti.
Per ultimo arrivò Ricch:
Ehi, dentro la Jeep c’è l’impianto luci: venite a darmi una mano, così lo proviamo e se va bene dobbiamo pagarglielo domani perché il 23 parte: se ne va in settimana bianca il signorino....”.
Ma quanto lavorano questi, eh....” Samuele ed Alessandro andarono con Ricchard a prendere l’indispensabile impianto.


Montarlo non fu cosa facile e, alla fine, dovette intervenire Federico.
Lasciate fare a me! Voi andate ad assaggiare lo splendido arrosto che abbiamo cucinato Giò ed io....”.
Seguirono il consiglio ed andarono in cucina a mangiare: in meno di mezz’ora l’impianto fu montato, provato e smontato di nuovo perché non era proprio il caso di lasciarlo in mezzo per tre giorni.
Subito dopo cena arrivarono anche Roberta, Nico e Leroy, Claudia, Vittorio ed Andrea: per Claudia fu un gran colpo dover rientrare dentro la grande casa ma si fece forza, anche perché ci sarebbe comunque dovuta entrare tra tre giorni per il concerto.
La serata passò velocemente.
Serena mise a dormire Lorenzo in quella che era stata la sua stanza, al piano superiore e tutte le ragazze si trasferirono di sopra con lei ed il bambino.
Nel grande salone restarono tutti i ragazzi che fino a quel momento, data la presenza del pupo, non avevano fumato neanche le sigarette.
Mentre Nico, Leroy e Loris preparavano qualche spinello e Fede, Vittorio ed Alessandro mettevano mano agli alcolici per inventare qualche cocktail, Ricchard e Samuele ne approfittarono per uscire a prendere l’amplificatore per basso che era ancora nella Jeep.


Non credi che questa storia finirà bene, non è vero?”.
Che intendi dire?” Sam guardò Ricchard un po’ perplesso.
Ho come la sensazione che tutto possa rompersi da un momento all’altro. È già da un po’ che ci penso, ma ho sempre avuto timore di dirlo agli altri....” disse Ricch.
E allora, perché lo dici a me, adesso?”.
Son convinto” continuò “che anche tu la pensi in questo modo! Gli altri riescono a ridere a volte, ma io e te non riusciamo a farlo quasi mai; ecco perché!”.
E dai!” gli rispose Sam “tu non ridi proprio di tuo, lo sai....”.
Ricchard lo guardò con gli occhi tristi di chi non vorrebbe arrendersi ad un destino che proprio non gli piace.
Sam capì d’averlo ferito “scusa. Scusami tanto, sono stato un coglione! Lo sai che parlo sempre troppo! Io non....”.
Ricch lo fermò “non preoccuparti! E poi è vero che rido poco; ultimamente non so farlo neanche con Roberta o con Paoletta, mia sorella: sai, tra due giorni saranno cinque anni che mio padre se n’è andato....” respirò forte “.... era da quei brutti giorni che non piangevo più e son convinto che non riuscirò a suonare l’intero concerto senza cacciar fuori almeno una lacrima. Loris ed io siamo sempre stati le due facce della stessa medaglia ed io gli voglio un gran bene, cazzo....”.
.... E lui questo lo sa perfettamente, credimi!” Sam gli mise una mano sulla spalla destra e gli sorrise: Ricch annuì.
Rientrarono e posizionarono a dovere l’ultima attrezzatura: amplificatori, microfoni, casse spia, luci, tutto era ormai pronto.
Le ragazze, insieme a Nico, Leroy e Vittorio, se n’erano andate circa due ore fa ed avevano lasciato i cinque amici al loro destino....
Che dite, in quanti parteciperanno a questo epitaffio?” Loris ora stava veramente fumato a dovere.
Credo” disse Alessandro che non c’era andato leggero con l’alcol “circa una sessantina di persone, più o meno....”.
Sarà un bello spettacolo, bello davvero....” Sammy aveva una gran voglia di parlare e, mentre faceva girare la sua arghilea che veniva  dritta dritta dalla Tunisia, iniziò a descrivere come avrebbe dovuto essere strutturato “il concerto perfetto”: d’estate, naturalmente, con gli idranti che inondano il cielo e disegnano l’arcobaleno e tutte le tipe in costume, tanta bella gente, tanta buona musica rock e, soprattutto, i FuoriZona tra i gruppi principali....
Tutti dissero la loro, mentre i vapori dell’alcol e l’inebriante aroma della marijuana avvolgevano le loro menti rendendoli liberi, almeno per un’altra oretta....
Quando arrivò, il mattino trovò Loris già in piedi a preparare un buon caffè: quel profumo svegliò tutti gli altri che, a fatica, uscirono dalle loro coperte, s’alzarono dai divani e si diressero verso la cucina!


Buongiorno!” disse loro Loris con un gran sorriso!
Buongiorno!” gli risposero quasi in coro.


Lo spettacolo doveva continuare!




Capitolo 9°: La notte di Natale e l’ultimo concerto.


Era la vigilia di Natale, il grande giorno ed un cielo nero salutava i ragazzi che, già alle otto di mattina, erano tutti svegli.
Claudia ed Andrea erano al lavoro ma avrebbero avuto il pomeriggio libero.
Tutti gli altri erano già in ferie da un po’ e, chi più chi meno, stavano organizzando le ultime cose.
Roberta, Giovanna e Vanessa erano andate al fioraio a ritirare i fiori che sarebbero serviti per addobbare a dovere il grande salone: e sì, l’idea di fondo era quella di far apparire l’ambiente simile al famoso Unplugged in New York dei Nirvana: fiori e candele a volontà, con l’impianto luci ed i grandi lampadari che avrebbero fatto il resto.
Loris, Nico e Leroy, con l’aiuto dei ragazzi della ditta di traslochi, stavano portando nella grande casa gli ultimi divani che erano riusciti a trovare.
Lo sai che alla fine dovremmo riportare tutto indietro, vero?” disse Nico “.... non voglio pensarci!” gli rispose il fratello, sudato a più non posso: Loris aveva proprio degli ottimi amici....


Serena era da poco entrata da Vittorio e, seduta ad un tavolino, pensava e pensava senza sosta: tra qualche giorno si sarebbe divisa per sempre dal fratello e non era una cosa così facile da accettare.
Lorenzo se ne stava tranquillo nella sua carrozzina.
Si era svegliato ed aveva mangiato da poco e stava per crollare di nuovo.
Ad un tratto le si avvicinò una ragazza.... “ehi! Ho sentito una brutta cosa in giro! Perché non lo avete impedito.... tu e tutti i suoi amici, come fate a farlo andar via in questo modo?”.
Serena mantenne una strana calma: strana, sia per il suo carattere sia e, soprattutto, per la persona che ora le era davanti.
Non credo di doverti spiegazioni d’alcun genere.... anzi, mi ero  quasi scordata della tua presenza qui, sai?”.
Bianca la guardò un po’ stizzita.
E, comunque” continuò “non vogliamo fargli cambiare idea: è quello che desidera e noi possiamo, dobbiamo, accettarlo e basta!”.
Si, ma....” Bianca cercò di dire qualcosa, ma Serena non glielo permise:
Resta il fatto, che a noi mancherà da morire, perché con lui abbiamo diviso gioie e dolori di ogni tipo mentre tu, proprio tu, che avevi conquistato il suo cuore, non hai mai saputo né capirlo, né tanto meno renderlo felice! Che ne sai tu di quello che provo io o di quello che prova Alessandro? Dove sei stata fino a dieci minuti fa? Ecco, vedi di tornarci....” era stata molto chiara....
Io.... so perfettamente d’essermi comportata da grande stronza e so di non piacerti affatto.... ma volevo solo chiederti di salutarlo per me: digli che mi mancherà e fagli le mie scuse per tutto ciò che gli ho fatto passare, se puoi....” restò per qualche istante a guardarla poi tirò su col naso.... “allora, ciao e buon Natale....” si girò e se ne andò per la sua strada.
Serena ci pensò su per qualche secondo, poi arrivò Andrea con il bricco della camomilla:
Vittorio dice che ti servirà e che tu sai il perché....”.
Grazie! Vittorio ha ragione, come sempre.”.
Sei.... sei pronta per stasera? Cioè, voglio dire....” Andrea si preoccupava giustamente per l’amica.
Non preoccuparti, va tutto bene. La sorella di Ale ci terrà Lorenzo, quindi potrò disperarmi e piangere quanto voglio....”  sorrise ed iniziò a bere.
Andrea restò un po’ con lei, perché avrebbe tanto voluto consolarla, ma proprio non sapeva come: poi tornò al lavoro, dietro il bancone....


I ragazzi erano tutti a casa:
Alessandro si stava faceva la barba, Federico rinnovava i suoi colpi di sole, Ricchard ascoltava i Rainbow sdraiato sul divano e Samuele stava decidendo cosa avrebbe indossato la sera.
Negli ultimi tre mesi non avevano fatto altro che provare.
Avevano deciso di impostare il concerto in un modo tutto  particolare: avrebbero suonato molte delle loro canzoni ed in più, ognuno di loro avrebbe dovuto scegliere le proprie cover preferite, così da salutare in maniera adeguata il loro fratello che se ne andava.
L’aereo di Loris sarebbe partito il 29 dicembre alle dieci del mattino: il tempo per i saluti ci sarebbe ampiamente stato dopo natale e, ora come ora, contava solo il concerto, che doveva essere suonato non alla perfezione, ma alla FuoriZona....


Si erano riuniti alla fine di Ottobre:
Allora, cosa avete deciso? Cominciamo da te, Ale!” Loris era curioso di sapere cosa avrebbe dovuto suonare quella notte.
Ok, ti dico subito che la decisione l’abbiamo presa tutti insieme, l’altra volta in saletta, prima che arrivassi....”.
Ok! Sentiamo allora....”.
Abbiamo scelto molte canzoni che non abbiamo quasi mai suonato; altre, addirittura, che non abbiamo mai fatto, ma erano perfette per l’occasione....” disse Alessandro.
Abbiamo pensato” continuò Ricch “a quelle che ci sembravano più adatte anche se, alcune, sono abbastanza lontane dalla nostra musica.... allora: ci sono pezzi di Bryan Adams, Aerosmith, Queen ma anche Ligabue e Litfiba; gli Iron Maiden naturalmente e....” e continuò la lunga lista.
Alla grande!” Loris era entusiasta “non me lo aspettavo proprio: va benissimo....”.
Le provarono a lungo mettendoci tutto l’impegno di cui erano capaci per farle suonare, infine, abbastanza alla FuoriZona.
Inoltre, Alessandro e Samuele, stavano preparando qualche pezzo acustico che, senza dire nulla agli altri, avrebbero suonato voce e chitarra.
Ale avrebbe cantato In un giorno di pioggia dei Modena City
Ramblers e Patience dei Guns'n'Roses mentre Samuele s’era preparato Galassia di Melassa del suo amatissimo Grignani ed un pezzo che aveva appena scritto, intitolato Personale, Impressioni di Novembre, che aveva dedicato tanto a se stesso quanto a Loris.
Insieme alle loro canzoni di vecchia data avevano deciso di proporre anche delle nuove composizioni....
Allora, alla fine l’hai scritta?”.
E già, te l’avevo detto che quella tua frase mi aveva colpito!” Sam continuò “credo anche che sia una delle mie migliori composizioni e poi, quel finale coi violini che c’hai messo, è proprio da dieci!”.
L’odore della Notte l’aveva scritta pochi giorni dopo aver passato quel pomeriggio in compagnia di Loris.
Son contento d’averti dato quest’idea: io non c’avrei pensato mai! Quando l’abbiamo provata per la prima volta, ho capito che avevo contribuito in qualche modo, anche senza averci messo penna....”.
Era una delle tante canzoni che erano in cantiere: fu arrangiata, per l’occasione, insieme ad altre che andarono a comporre una scaletta fin troppo ampia “bhè, almeno questa volta non ci sarà nessuno che ci farà smettere prima!”.
Era sempre stato di Ricchard il compito di guidare il gruppo nei concerti, ma questa volta quest’onere era tutto per Loris, che se lo prese quasi senza accorgersene, con grande attenzione e serietà.


Anche se c’erano molti regali sotto l’albero, non c’era il solito clima gioioso tipico della notte di Natale: Loris se ne accorse e cerco in ogni modo di tirare un po’ su il morale dei suoi amici che lo assecondarono come meglio potevano.
D’altronde, era la sua serata...
Cenarono molto in fretta, perché alle undici avrebbero dovuto iniziare a suonare ma, come sempre succede in questi casi, ci fu un po’ di ritardo dovuto all’arrivo dei vari invitati e dei saluti alcuni dei quali, come quello con Vittorio, commoventi abbastanza da portare più di qualcuno, a versare qualche lacrima....
Non era il solito concerto, era chiaro a tutti, ma ben presto l’aria di tristezza che sembrava farla da padrona, svanì per far posto ad una gioia quasi inaspettata che divenne man mano trascinante, coinvolgendo i circa cinquanta presenti in una sorta di piccolo  sabba del divertimento....
Il rock ce l’aveva fatta di nuovo: era riuscito a trasformare una triste notte d’addio in una festa colma di sentimenti puri e genuini.
Ancora una volta aveva donato la speranza e la voglia d’andare avanti ad un gruppo di amici, ai quali, sembrava essere caduto il mondo addosso.
Fu un concerto emozionante: per la prima volta, i loro amici che li avevano visti dal vivo cento volte e più, li trovarono alle prese con delle canzoni che mai si sarebbero sognati di vederli eseguire.
Loris si impegnò al massimo nel suonare l’armonica meglio che poteva, Serena e Roberta risero di gusto nel vedere i loro ragazzi eseguire le canzoni di Ligabue, mentre Giovanna non credette ai proprio occhi quando vide Federico alle prese con ballate e pezzi quasi acustici.
Vanessa, che era gelosissima della sua chitarra, concesse a Samuele l’onore di usarla per suonare qualche canzone, facendogli presente però che sarebbe stata la prima e l’ultima volta.
Le cose andarono per il meglio anche durante l’esecuzione delle loro nuove canzoni, che vennero veramente bene e in occasione delle due parti acustiche di Alessandro e Samuele:
Quando il primo suonò l’arpeggio iniziale di In un giorno di pioggia, tutti i presenti applaudirono soddisfatti e lo accompagnarono con il battito delle loro mani, alle quali, si unì poi il tamburello che Federico iniziò a suonare dopo la prima strofa.
La passione che aveva Loris per i Guns ‘n Roses era ben nota a tutti e, l’esecuzione molto sentita di Patience, lo fece quasi commuovere.
Quando finì la sua esibizione, Alessandro ricordò a tutti quanto grande fosse l’affetto che provava per questo suo fratello in partenza e quanto grande sarebbe stato il vuoto che avrebbe lasciato in lui: poi s’alzò dallo sgabello e se lo andò ad abbracciare.
Mentre i due si bevevano una birra insieme, Sam prese la chitarra acustica, si sistemò a dovere sopra il suo sgabello e, senza dire una parola, intonò Galassia di Melassa, una canzone che parla di amici andati via e di solitudine, ma anche della certezza che, un giorno, le loro strade si incroceranno di nuovo.
La sua intensa interpretazione, tenne tutti in religioso silenzio fino
all’ultima nota poi, anticipando ogni tentativo di applauso, Sam prese la parola.
Voglio farvi ascoltare una cosa.... ha poco più di un mese di vita, non l’ho mai suonata davanti a qualcuno e voglio farlo ora, perché è il miglior modo che ho trovato per salutare degnamente Loris: questa, l’ho scritta per me, ma mentre la scrivevo, pensavo ai pochi giorni che ci dividevano dalla tua partenza” si fermò un attimo: “questo è il mio stato d’animo; questa è Personale, Impressioni di Novembre... buon ascolto....”.


....Ma guardo intorno adesso, sdraiato sul mio letto.
Mi guardo intorno e m’accorgo che, il mondo, va così veloce.
E non so, se riesco a stargli dietro o no!
Lo vedi? Non riesco a stargli dietro no....
E quello che c’ho dentro è soltanto malattia.
Un lungo viaggio intenso, su questa melodia.
Che mi trascina fuori, da ciò che non mi va!
Ma nascosta dentro a un sogno, ora, è la mia libertà.
E sento il mio respiro e non sopporto più il rumore che fa....
Mi sento disarmato da mille verità di storie nostre che,
Non riesco ad allontanare, che volano in alto in questa stanza....
E solo i miei ricordi ora mi fanno compagnia e via!


Se guardo intorno adesso, seduto su questo letto:
Non trovo quasi niente, che sia realmente mio.
E non voglio più stare con gli occhi bene aperti,
Almeno per non vedere tutto quello che fa male di più!
E spengo poi la luce su questo giorno di pioggia:
Non vorrei più pensare, ho chiuso....
Non voglio più pensare, ho chiuso!


.... Ciao Loris!” e concluse la sua performance....
Ora sì, scattò un applauso sentito e profondo da parte di tutti e qualcuno si commosse davvero questa volta.
Tra questi, anche Ricchard “l’avevo detto che non sarei riuscito a reggere per tutta la serata: però, pure tu....” e diede una pacca sulla spalla a Sam, che aveva riposto la chitarra sul cavalletto ed era ora  in cerca di un accendino per la sua sigaretta.
Vanessa, che si era messa ad ascoltarlo in un angolo del salone, piangeva in silenzio mentre con gli occhi seguiva l’amico che, con la sua esibizione, l’aveva toccata nel profondo.
Dopo qualche minuto il concerto riprese e continuò, rumorosamente, fino all’una di notte per poi proseguire, a volume più basso, fino al mattino seguente.
La scaletta che i cinque amici avevano minuziosamente  preparato non bastò ed allora si andò avanti con le canzoni a  richiesta: ormai era proprio una grande festa....
Loris era riuscito nel suo intento: trasformare un avvenimento doloroso in qualcosa da poter ricordare con gioia; Non sarebbe mai riuscito a darsi pace al pensiero d’aver lasciato i suoi amici con l’amaro in bocca e così infatti, non fu....


Lo accompagnarono all’aeroporto di Milano con il magone che sfiorava i livelli critici, ma si comportarono tutti più che bene tranne Federico, che proprio non trattenne le lacrime e, naturalmente, Serena che fino all’ultimo tentò di far perdere
l’aereo al fratello....
E così, Loris se ne andava per inseguire una vita migliore, per cercare un nuovo cielo sotto il quale poter sognare di nuovo in piena libertà ed essere in pace con se stesso.
Magari, stava solo scappando dai propri dolori, dalle proprie paure, da quei sentimenti che l’avevano visto crescere, ma non era importante ora; ora doveva solo pensare a se stesso e basta, pensare ad essere finalmente davvero felice.



Una nuova vita lo stava già aspettando!
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeMar Gen 10, 2017 7:41 am

Le vacanze sconvolgono sempre un po' i piani ed è giusto che sia così in fondo Smile
Grazie, un po' mi mancava l'appuntamento con il tuo scritto Applauso
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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeSab Ago 19, 2017 5:37 pm

Ave Lex

Mi sono appena iscritto e giusto per ambientarmi ho letto i primi due capitoli del tuo racconto...

Mi è piaciuto molto come il protagonista "sente" la notte (cap. 2), mi ci sono ritrovato.

Complimenti!

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Messaggio(#) Titolo: Re: Un'altra storia... Un'altra storia... Icon_minitimeMar Ago 22, 2017 12:33 am

Grazie carissimo... purtroppo anche in ferie, mio figlio non mi lascia libero neanche mezz'ora (ha 2 anni e de mesi...) per darmi la possibilità di continuare a postare la storia... spero di riprendere a settembre!
Grazie ancora.
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